domenica 19 giugno 2016

Il Vecchio e il Mare

Te lo sei mai chiesto quanto è grande l’oceano, tu l’hai mai visto? Nessuno l’ha mai visto, tutti hanno visto di lui solo una piccolissima parte, ma nessuno lo ha mai visto tutto intero. Eppure pezzi di lui sono arrivati sulle sponde di ogni singola isola o nazione e pezzi di lui se ne sono andati da ogni singola isola e nazione. Non importa per quanto fisserai l’oceano, non vedrai nient’altro che un riflesso di qualcosa che già sta cambiando.

Eppure lì, nel mezzo dell’Oceano Atlantico, c’è un’isola che se la guardi bene sembra più una montagna affogata nel mare. Una piccola baia, circondata da vigneti e cespuglie di more che guardano verso Sud verso una terra che non potrai mai raggiungere con lo sguardo.
Un vecchio muove il suo passo, lento sulla nera ghiaia, nella mano destra una busta con del pane e della frutta e nella sinistra una sigaretta mezza spenta. Il sole sta sorgendo, il cielo si colora di giallo, il vento lieve comincia a soffiare, un gallo segna l’inizio di un altro giorno. Ma per quel vecchio non importa che giorno sia,  come in ogni altro giorno andrà a osservare il mare, e come in ogni altro giorno tornerà a casa con niente se non con il ricordo delle onde infrante.
Un sentiero sterrato si snoda tra i vigneti, attorno piccole rocce sulfure, la ghiaia nera che si alza docile ad ogni passo del Vecchio, mentre intorno i gabbiani cominciano ad alzarsi nel cielo, pronti a volare sopra a quella distesa infinita di acqua. Una piccola torre di granito si staglia davanti ai suoi occhi, su di un altura a qualche chilometro dal paese piu vicino, le mura bianche come la luna sono tagliate da due finistrelle sottili con un apertura di 180 gradi, come due grandi occhi che vigili osservano il perpetuo mutare del mare.
Una porta di legno si apre scricchiolando sotto la presa del Vecchio, l’odore acre dell umidità saluta la sua entrata, il pavimento guaisce sotto il suo peso. Un vecchio sgabbello usarato dall’ attesa, giace di fronte alla fessura insieme ad una polverosa radio ed ad un pesante quaderno. Una scala a chiocciola stretta come un morso alla gola sale per il secondo piano dove si trova la seconda fessura.
Il Vecchio lascia il pane sopra  un ripiano mentre si siede sullo sgabello, stringendo il giaccone a se, la brina del mattino gli accarezza la faccia. Una mano scorre sul pesante quaderno, mentre lento fuma il resto di sigaretta, sospira aspettando che il mare risponda.
Gli occhi grigi e lucidi si perdono nell’ orizzonte, il sole dipinge le lente onde che si infrangono sulla costa di un pallido argento, la sigaretta si spenge tra le labbra mentre un binocolo viene posizionato sopra di un goniometro di legno.
Sono le 07.00 di una soleggiata mattina di primavera, tutto è pronto, tutto si muove. Il vecchio posiziona delicato le mani sul binicolo per poi rivolgere lo sguardo verso ovest, gli occhi puntati sul mare, aspetta di vederla arrivare da li la Morte, ormai la aspetta da una vita.
Esattamente un anno fà da quel giorno, nel 1979, le grandi potenze del mondo firmarono un trattato per fermare la caccia alle balene, schifate del sangue che era giunto sulle spiagge. Cosi un manipolo di Signori che mai aveva visto quanto era grande l’ Oceano misero un punto, fermo e deciso, sul destino dei balenieri.
Un masso per quanto grande non potrà mai fermare il divenire delle onde.

Per loro con la 24ore sotto mano quel foglio di carta non vale niente, metteva solamente a tacere un po di animalisti e portava un po di voti a casa.
Quella firma arrivò come arrivano le tempeste da Ovest senza preavviso e con estrema violenza, e
 le Azzorre come al solito si ritrovarono in mezzo ad un'altra tempesta. L’ America aveva portato la caccia alle balene su un piano totalmente diverso, uccidendo migliaia di esemplari ogni anno, come al solito gli americani avevano reso una pratica di pochi in qualcosa di massivo e industriale. Dal canto loro nelle Azzorre, i pochi pescatori pronti a rischiare la pelle su quelle strette imbarcazioni di legno portavano a casa uno o massimo due balene per mese. Tuttavia la politica se ne frega e quella piccola isola a forma di picco era decisamente troppo lontana per mettersi contro Lussemburgo.
Cosi quando la tempesta se ne andò portandosi via anche le barche del WWF, il Vecchio fu convocato dal sindaco che con tono moderato e gentile gli spiegò, che il suo lavoro era finito, che ora si poteva godere la vita e che avrebbe ricevuto un’adeguata pensione per potersi godere la vita con la moglie.
Che poi il Vecchio non aveva neanche una moglie, ma al Sindaco non gli importò molto congedandolo con un sorriso.
Eppure lui era un avvistatore e faceva quel lavoro da piu di 30 anni, lui non aveva scelto quel lavoro era il lavoro che aveva scelto lui. Passava ore a scuola ad osservare il mare dalla finestra, senza dire una parola senza cercare qualcosa di preciso. Cosi quando un suo vecchio amico gli propose di diventare l’ avvistatore di quella sezione di isola, lui storse il naso, ci penso un attimo, si accese una sigaretta e accettò.
La maggior parte delle persone troverebbe quel lavoro maledettamente noioso, ma per lui no. Il vecchio in tutta la sua vita non si era mai annoiato a guardare il mare e quando qualcuno gli chiedeva se non desiderava fare altro, o se non si sentisse depresso a guardare il mare da solo, in quella torre per tutto il giorno tutti i giorni, lui rispondeva semplicemente:
“Per ogni onda che si infrange, un'altra onda si forma. Un giorno vorrei vedere un’onda nascere”.
I compaesani a sentire questa risposta storcevano la bocca e proseguivano nelle loro vite. Il vecchio era un brav'uomo, sposato e senza figli. Da quando la moglie era morta per un malore aveva deciso di prendere un cane per sentirsi meno solo a casa, nel buio di qualche candela, con lo sguardo lontano dal mare.
…Tuttavia anno dopo anno i suoi occhi si stancavano sempre prima, sempre più difficilmente riusciva a mettere a fuoco, prima da vicino poi cominciò ad avere problemi anche con oggetti in lontananza. Ma al Vecchio non importava più come anche a tutti gli altri, da quando la legge era passata lui era diventato la persona più inutile in quel piccolo villaggio. Ma il suo problema era rimasto solo per se, anche perché di amici non ne aveva a parte il cane e l’ Oceano e per entrambi la sua cecità non era di nessuna rilevanza. Cosi continuava giorno dopo giorno la stessa routine, la piccola casa dove viveva ormai la conosceva a memoria come anche la strada per arrivare alla sua postazione. Per il cibo, una vecchia signora gli lasciava vicino alla finestra pane, formaggio e qualche verdura. Non aveva bisogno di altro finché aveva quel’ immensa distesa blu davanti ai suoi occhi.

Prima, quando il suo lavoro aveva ancora uno scopo, i suoi occhi erano abili a scovare balene e capidogli, gli bastava una sola occhiata per capire se si trattava di un’ onda che si infrangeva contro il vento o dello spruzzo di quegli enormi mammiferi. Un secondo sguardo gli serviva per capire se l’animale avvistato si muoveva in branco o era da solo.
Nel primo caso, muoveva il binocolo di un altro grado est e continuava oltre; per cacciare le balene bisognava seguire un un’unica e importante regola: cercare gli esemplari più vecchi che stanchi si muovevano nelle acque per la loro ultima traversata. I branchi erano pericolosi e si muovevano più veloci, cercare di attaccare un esemplare del branco voleva dire condannare a morte i giovani balenieri dell’ isola.
In caso invece di un vecchio cetaceo, la mano sinistra in modo automatico annotava i gradi su un grande quaderno, il binocolo veniva fissato con una piccola leva e la radio veniva sintonizzata sulla giusta frequenza. Poi raccogliendo tutta l’aria che poteva, si concentrava su quel punto, senza battere ciglio. Doveva essere sicuro al 100% che quello che aveva avvistato era corretto, doveva aspettare che il gigante del mare tornasse in superficie per riprendere aria. Al secondo spruzzo anche il vecchio riprendeva fiato, scriveva nuovamente le nuove coordinate e con voce ferma dettava i numeri al porto, da quel momento la caccia era aperta. Dopo alcuni secondi un razzo veniva sparato in aria per avvertire tutto il villaggio che era tempo di sfidare il mare.

Il vecchio tornava a guardare la bestia che lenta si muoveva nelle calde acque delle Azzorre, incurante del pericolo e forte della sua stazza si muoveva con le onde, lenta e inesorabile. Il vecchio aveva una grande ammirazione per quegli animali, diceva che erano più intelligenti dell’uomo e che non avevano paura di morire, perché si ha paura di morire solo quando non si è vissuto abbastanza.
Neanche il vecchio aveva paura di morire, era come le balene, lento nuotava nelle sue ultime ore, silenzioso il suo corpo si infrangeva sui suoi ultimi anni. La sua vita non aveva più molto senso, non riusciva più a vedere quelle bestie in lontananza né tanto meno la danza dei delfini sotto la costa, i suoi grigi stanchi occhi si posavano ogni giorno su quel deserto color cielo, rimanendone intrappolati.
Una mattina d’estate il vecchio si svegliò, una brezza da nord muoveva i suoi bianchi capelli, era come la mano di una madre sul volto di un figlio stanco, dolce e soffice. Il cielo blu come l’oceano a malapena si riusciva a distinguere tra i due. Quel giorno l’oceano era fermo, le onde si era addormentate sotto il sole, mentre quella brezza si alzava nell entroterra.

Non era una brezza normale, il vecchio lo sapeva, quella era un Addio dell’isola. Il vecchio chiuse la porta della casa alle sue spalle, tirò un sospiro di sollievo e si incamminò per l’ultima volta verso la sua postazione.

Alle 12.05 gli abitanti del piccolo villaggio, sentirono un urlo che squarciò il cielo poi un botto finale, un fuoco era stato sparato. Ad alcuni gli si cruciò la fronte ad altri gli spense un sorriso in viso.

Alle 12.06 il Vecchio se ne era andato, ma l’oceano era rimasto li, solitario e immortale.