lunedì 16 dicembre 2013

Don't leave me dry

While you are reading listen to this song: Riven- Wireless

I would like to cry, to see my face die.


Count your drops baby.Give me one, please. I have lost mine.Show me my way.
 It seems so easy now that there is no-one here.The wind is moving my hands. 
A three is singing for you.Take my hand and bring me down. 
My brain is freezing on your eyes.


I saw the sun among your smile; I heard my breath among your arms.Let me free, I am cooling down.Don’t leave me die, my heart is still pumping, there is no end in the sea.


There is no end in your mind.Give me your drop, baby. I am going to live again

sabato 10 agosto 2013

The Marriage of Heaven and Hell

"Se c'è una cosa che odio sono gli ospedali" disse il vecchio mentre guardava davanti.
"Li odio veramente, perchè si sentono importanti, con tutte quelle mura bianche e quell'odore che fa finta di non saper di niente."
Le rughe  si rilassavano a guardare l'oceano mentre il sole delle ultime ore dolcemente le baciava.
"Enormi edifici dove si racchiudono sogni e speranze, dove il cartellino del lavoro si mischia con quello della camera mortuaria.
Sono come enormi linee rosse, dove ci si aggrappa con tutte le forze, dove si prega un Dio che non si conosce, sono il limite tra la gioia e il dolore, sono la prova della nostra irreversibilità".
Il vecchio, blaterava a bassa voce, mentre il cane alla sua destra lo ascoltava, pazientemente come al solito.
La mano tremante, reggeva un malconcia sigaretta fumata dal vento, grossi respiri per quei polmoni ormai doloranti, mentre la brezza dell'oceano gli dava la forza di un'altro respiro.
Come sempre, aspettando la giusta onda, godiamo di quello che ci aspettiamo.
"I cimiteri, quelli Si che sono belli. Con quell'erba sempre fresca, i cipressi che trafiggono il cielo, le lapidi che riflettono il sole e quell'odore di libertà da portartelo dentro per sempre". Il vecchio cosi continuava a blaterare, mentre ora il fido cane cercava qualche cosa da mangiare su quella spiaggia d'inverno.
Come sempre, cercando quello che ci spetta, godiamo di quello che troviamo.
Il mozzicone si infila nella bianca sabbia come un spada nel fianco dell'avversario, senza lasciar scampo all'ossigeno, muore.
"Nei cimiteri, non c'è più speranza, non si prega per un miracolo, non si chiede il cambiamento lo si accetta, ci si accorge della nostra piccollezza. Quel silenzio che si trova lì, non lo si trova da nessuna parte, è il silenzio della fine."
Lentamente si alza, facendosi forza sul bastone, mentre ancora brontola al vento.
"Cazzoni credenti, ancora a pensare al ciclo della vita e alla nostra salvezza. Quando capiranno che siamo irreversibili e fuori moda, andrò a portargli dei pasticcini alla messa della domenica."
Come sempre ci aggrappiamo al nostro pensiero, nella speranza di fermare il tempo, godendo di quello che è stato.
Poi un fischio, tra due denti neri, il cane al suo fianco, la schiena all'oceano, il sole in faccia, le onde lo salutano, i piedi che strusciano lenti sulla sabbia. Un ultimo sospiro:
"Mi piacerebbe che venissi al mio funerale" disse rivolgendosi al cane, " sono sicuro che ti piacerebbe moltissimo".




mercoledì 20 marzo 2013

The Next One

                                                                             

The Next One


La monotonia e la noia non sono altro che la somma delle nostri passioni.

Tutto diviene monotono e noioso dopo la prima volta, eppure tra la prima e la seconda volta, c'è un infinito di possibilità, un nero infinito di mezzi sorrisi e sospiri accennati.

Noi viviamo li, esattamente li, tra la prima e la seconda volta, dove non ci sono dita per contare, dove la mente non arriva, dove si ferma il primo passo.
Eppure è cosi sottile quella differenza, eppure è solo un uno in più che rende tutto ciò che prima era nuovo e fresco, lento e scontato.
Eppure è solo una volta in più, e non sarà certo quella volta in più a cambiare il mondo e non sarà certo quella volta in più a renderti vivo.
Eppure è tutta li la differenza che ci separa ora, eppure è tutta li la differenza che ci uccide giorno dopo giorno, eppure è solo un numero.
Allora ho imparato a contare per sapere quante volte si potesse fare quella prima volta, 
ho sognato di ricoprire il cielo con un enorme pezzo di carta e scriverci il numero più grande che un uomo possa scrivere solo per vedere quante volte quella maledetta prima volta si ripetesse nel cielo...per contarla e contarla, giorno dopo giorno, per non scondarmi che siamo solo la somma di infinite coincidenze, per non dimenticare che viviamo esattamente li, nel mezzo di due numeri interi.
Cosi rimaniamo, in mezzo, senza muoverci, respirando piano, pensando che la prima sia andata e  non torna più e che la seconda quando arriverà sarà già morta.


Sorridi tu, che non sai contare, perchè hai il dono di vedere solo la prima volta e mai per te giungerà la seconda.