domenica 12 agosto 2012

Bullet time!

Grecia. Creta. Agosto 2012

Salivamo per una salita stretta, il buio ci avvolgeva  aumentando le nostre aspettative, la luna si alza lenta da dietro una montagna cancellando ad una ad una le stelle che facevano da cornice a quella calda notte.
Eravamo nel nord, la macchina saliva, sputando benzina ad ogni tornante, la fioca gialla luce del serbatoio ci ricordava che stavamo per rimanere a piedi, ma neanche un distributore in quel posto scordato dagli dei. 
Poi come un miraggio, dopo una curva, vediamo un piccolo distributore, costruito sicuramente prima della guerra, talmente vecchio che ti aspetti che invece della benzina ti dia due manciate di carbone. Il vecchio proprietario ci da le spalle mentre lentamente gira il cartello per mettere fine all'attività del giorno, porca troia, la macchina sgomma, l'ultimo goccio di benzina se ne va mentre sbiascicando qualcosa in inglese riusciamo a scampare il pericolo.
Una fila di macchine parcheggiate male, preannuncia l'arrivo nel piccolo paese sulle montagne, qualche luce si staglia tra gli alberi a illuminar i cerchioni cromati e le marmitte modificate di tutte quelle macchine, quasi a chiedersi se non siamo finiti sullo scenografia di qualche film americano.
Era bianca come una perla, ricolma di gente e lampadine che appese da fili invisibili dondolavano sulle teste dei commensali, la piazza completamente ricoperta da tavoli di legno di seconda mano ospitava una quantità di persone che sarebbe difficile da contare. Mentre ci muoviamo per i tavoli provando a schivare sedie,bambine, bestemmie e camerieri poco attenti, arriviamo al nostro a pochi da metri da un palco e da un moretto che separa la piazza con un dirupo.
Ordiamo tutte le specialità della zona senza discrezione di prezzo o quantità, stessa procedura del vino che viene portato in graziose bottiglie di plastica, guardandolo mi chiedo se non mi toccherà vomitarmi pure l'anima quella sera.
La musica inizia e noi cominciamo a mangiare, sembra tutto regolare, sembra una classica festa di paese che mi sembra di stare in Italia, tutti vestiti a festa come se ci fosse il gran gala, i vecchi su un tavolo e i giovani in que vicino, intere generazioni chiuse in qualche metro quadro. Il vino scorre, decidiamo di darci alla danza.
I passi sono semplici, uno a destra e due a sinistra, le mani lungo le spalle dei tuoi vicini, le persone aumentano in mezzo alla pista, il vino si fa sentire, mentre diventa un enorme spirale quel ballo, poi il ritmo comincia ad aumentare, piedi schiacciati, sorrisi sputati, l'alcool  mi permette di salire su qualche piede, sorriso sormione e faccio finta di niente.
Torniamo al tavolo, il cuore in gola, il vino che ci aspetta ancora sul tavolo, e ora si brinda con gente del luogo per il nostro ballo, felice mi sento, come un bambino coccolato da quello che lo circonda, quasi mi sentissi a casa.
Un'uomo dietro di me dopo aver ucciso l'ennesima birra, con fare veloce tira fuori una luccicante pistola color argento da sotto la nera camicia, i colpi spaccano la musica, mentre i proiettoli volano verso il cielo, rimango per un'attimo paralizzato, mi giro, nessuno si scompone, qualcuno applaude qualcun'altro sorride come se fosse normale. Non faccio neanche tempo a formulare la mia domanda su cazzo stesse succedendo che ecco che alla fine del tavolo, un ragazzo forse più piccolo di me tira fuori una Beretta e comincia a sparare alle stelle, il caricatore si inceppa e il pistola gli si smonta in mano, grosse risate tra i suoi amici, tra gli occhi sgranati di noi.
La risposta che abbiamo è che qui è tradizione, e che alla fine tutti hanno una pistola, perchè li è una cosa normale, quasi avessero paura che Turchi tornassero a rompergli le palle.
Ora mi sento spaesato, come quando pensi di esser arrivato da una parte e in verità hai sbagliato completamente strada, qualche incamiciato mi guarda, capisce che non sono di qui e mi chiede se voglio giocare con il suo giocatello, declino l'offerta, vorrei evitare di far scoppiare una guerra civile in quella graziosa festa.
Intanto la musica continua e la gente si alterna a ballare, nessuno è turbato dai colpi di pistola, nessuno è spaventato, mentre tutti alla mano hanno un rosario per giocarci e nell'altra il vino rosso da due centesimi.
Qui in un paesino nella sperduta Creta finalmente mi sento veramente a casa: La bibbia in una mano e la pistola nell'altra. Italia, casa dolce casa.