mercoledì 4 luglio 2012

Emozioni senza conservanti.



Il vento alzava la gonna alla sabbia e faceva vibrare il mare.
Guardando oltre l'orizzonte mi sono interrogato sulle onde, mentre i pensieri leggeri scivolano giu sotto i miei piedi nudi.
L'acqua mi tocca, è fredda, brucia sulle labbra, la tavola che suona il ritmo delle onde.
L'oceano come il tempo, ciclico e perpetuo, rimane nel suo fragoroso silenzio.
Mi lancio come kamikaze sicuro della sua morte, il sole mi fa da mantello, gli occhi si chiudono i muscoli scattano.
La spiaggia, brulicante di persone incuranti, mi guarda chiede di me, chiede dell'oceano, che come due amanti che mai si sono presi e mai si sono lasciati, continuano il loro andare.
L'onda arriva, mi trascina, la tavola schizza, mi alzo in piedi, mi sento vivo, ora so di respirare.
L'oceano come il tempo, ciclico e perpetuo, rimane nel suo fragoroso silenzio.
E' destra, la seguo, mi segue, mi piego, si piega, la spiaggia apre le sue braccia, chiudo il fiato con un lucchetto.
Il bianco mi prende, sono sulle nuvole, respiro di nuovo, il corpo si volta, gli occhi verso l'orrizzonte a cercare un'altra onda.
L'oceano come il tempo, ciclico e perpetuo, rimane nel suo fragoroso silenzio, guardandomi sorride.